giovedì 6 ottobre 2016

In Polonia, per vedere se di là è meglio

Due sono i modi di stare al mondo: da pellegrini o da viandanti. I primi hanno un traguardo sicuro. I viandanti invece perdono quasi subito la strada maestra.

Francesco M. Cataluccio certamente appartiene alla seconda categoria. E' viandante che smarrisce la strada maestra ma proprio per questo può percorrere le molteplici strade che solcano una terra. Si perde, ma proprio per questo scopre ciò che non era in programma, incontra e accoglie, spinge lo sguardo sempre oltre, dietro l'angolo, all'incrocio. Non si sa dove finirà per arrivare, ma intanto è in cammino.

I fratelli si ricevono in sorte, gli amici invece si scelgono. Questo vale anche per le città, afferma all'inizio di Vado a vedere se di là è meglio, libro meraviglioso pubblicato per Sellerio, in cui racconta la vita trascorsa tra la Polonia e l'Europa Centrale.

Lo afferma all'inizio, quasi a voler riassumere il senso di un viaggio che è scoperta, rivelazione. Lui che nasce e studia a Firenze ma che in un gelido febbraio del 1977 approda a Varsavia, sentendosi subito come un topo nel formaggio. Ma come, Varsavia? Quella città distrutta dalla guerra e intristita dal socialismo reale, dove solo la vodka pare possa strapparti al freddo e alla noia?

Si, proprio Varsavia. Come un trampolino da cui tuffarsi per immergersi in un mondo, che certo non è il mondo a cui guarda la quasi totalità dei suoi coetanei.

Ma c'è letteratura - tanta - c'è arte, c'è storia. Ci sono incontri con personaggi straordinari, alcuni presenti in carne ossa, altri da incontrare nelle loro pagine, da amare, magari da tradurre in italiano, come Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. Ci sono poeti, giornalisti, sognatori, viaggiatori sempre pronti alla scommessa, che è la scommessa che dà il titolo al libro.

Ed eccolo questo libro, che mette insieme luoghi abitati e geografie letterarie, architetture e aneddoti, vicino e lontano. Non ci crederete, ma a me ha trasmesso le stesse emozioni di lontane letture di Claudio Magris e Angelo Maria Ripellino. E come con loro ho viaggiato nei luoghi, nel tempo, attraverso le parole.

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