lunedì 18 maggio 2015

Cheever e quel laghetto che sembrava il paradiso

Questa è una storia da leggere a letto, in una vecchia casa, in una sera di pioggia...

Ecco, comincia così Sembrava il paradiso, ultima opera prima della morte di John Cheever, autore americano che anch'io conosco poco, ma con cui senz'altro vorrei avere maggiore confidenza. Se lo merita, la sua penna raffinata con cui sa raccontare  l'America che non è quella del sogno e forse non è nemmeno quella dei perdenti, ma certamente è l'America dei sobborghi, della provincia, delle esistenze lontane dai riflettori.

Lamuel Lears, il protagonista di questo romanzo breve, è un vecchio signore del New England, una notevole carriera e una complessa vita sentimentale alle spalle. Conserva le sue radici ben piantate in un paesino che è ancora incantato, dove non è arrivato nemmeno il fast-food. E in questo paesino c'è il suo luogo dell'anima, quel laghetto dove d'inverno da ragazzino pattinava. E dove ora da anziano torna a pattinare. Peccato che i ghiacci si sciolgano e che il laghetto dei sogni si riveli una discarica a cielo aperto...

Romanzo ambientalista? Sì, anche questo. Però è molto di più, quest'ultima prova di un grande narratore che, ho letto da qualche parte, possedeva "l'arte di conferire un’alta magnificenza emotiva e spirituale ai lati sinistri della vita"



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